Dublino, 2006 - Dalla cattedra……al banco

Lezione di metodologia: il gioco

L’insegnante entra in classe, si presenta scrivendo il proprio nome sulla "whiteboard" appoggiata su un cavalletto. Le attività della mattinata sono giochi per presentare e/o rivedere lessico e strutture linguistiche inglesi. L’insegnante propone il gioco, organizza lo spazio-aula e, coinvolgendo l’adulto/alunno che lo guarda perplesso, forma delle squadre.

Il gioco ha inizio ed altri ancora si susseguono. L’adulto diventa bambino dimenticando le proprie inibizioni. Le situazioni sono coinvolgenti ed il bambino/adulto si ri-trova a mimare, disegnare, correre , osservare, cercare la strategia per comunicare, indovinare…vuole far vincere la propria squadra. Al termine delle attività, nell’aula, adulti sorridenti che discutono tra loro sulle possibili e diverse strategie di gioco.

La scoperta è piacevole: nello sperimentare in prima persona la dimensione ludica l’alunno/adulto ha condiviso con i suoi compagni il piacere dell’apprendere divertendosi.

Il tempo

Il tempo dell’insegnante è un tempo che la scuola struttura e scandisce in curricoli, periodi, ore…e noi viviamo questo tempo come una corda tesa…

Forse i nostri ricordi da studenti sono sbiaditi, ma se proviamo a ritornare sui banchi di scuola ci rendiamo conto che la nozione del tempo di chi insegna non è la nozione di chi apprende.

Uno spazio-aula , compagni di viaggio sconosciuti, insegnanti diversi alle prese con varie tecniche e strategie di insegnamento e… tu, la tua storia ed il disordine di quel che accadrà. Parole e pensieri sparsi lasciati sul tuo cammino, sensazioni ed emozione che mutano, conoscenze vecchie e nuove che si mescolano…ed il tuo tempo. Il tempo di osservare, di esplorare, di provare, di sbagliare, di conoscere e di ri-creare qualcosa di nuovo dentro di te.

Il viaggio

Quando intraprendi un viaggio in un paese non noto non sai mai cosa troverai. L’orizzonte del viaggio è molto vasto: percorri non solo uno spazio fisico e geografico ma ti muovi all’interno dello spazio del sogno, della realtà, dei desideri, della paura, della fatica…

Dimensioni non programmabili con certezza ma da scoprire e costruire esperienza dopo esperienza. Esperienze di viaggio che, avvicinandoti a qualcosa di diverso, ti allontanano da qualcosa di noto. Osservi, ti avvicini, conosci un’altra cultura, ne assimili le differenze annullando le distanze, ma dai anche tempo e spazio all’inquietudine mettendoti a confronto con te stesso, con la tua identità soggettiva, culturale e di appartenenza. Ecco che quel viaggio diviene per te un’esperienza formativa in un processo continuo di crescita personale e culturale per meglio accogliere e comprendere la diversità.

Adriana Caroli